L’isola di Uandabù…come mai il Natale non arriva anche quaggiù?

 

 

“…Siiiiiii…. Ho colpito tre conchiglie, due gusci di noce di cocco, e cinque ossi di seppia… Ho vinto anche stavolta!!!..”. Ramu è proprio imbattibile con la sua fionda color rosso fuoco dalla quale non si separa mai. Anche la mia non è male: ha i colori del mare e mi ha aiutato a costruirla il mio mitico nonno che è anche il capo del villaggio.
A proposito, mi presento: mi chiamo Tabù, ho otto anni e, insieme alla mia famiglia, abito nell’isola di Uandabù.

Uandabù è una piccolissima isola sperduta nell’oceano Pacifico, lontana da tutto e da tutti. Nessuno capita mai quaggiù.
Qui tutto è fantastico: splende sempre il sole, il mare è cristallino e ci sono tante spiagge bianche.

Fa  molto caldo e, siccome non accade mai niente di nuovo, le giornate trascorrono lente e a volte ci si annoia anche un po’.
Beh… a dire il vero un po’ di tempo fa è successo qualcosa di sensazionale, fantasmagorico…ora vi racconto.
In una notte in cui il caldo si faceva sentire più del solito, ero uscito di casa per cercare un po’ di frescura sulla spiaggia; ad un certo punto vidi nel cielo una grande macchia nera passare velocissima, e subito dopo sentii dei tonfi : cose misteriose erano cadute sulla sabbia.
Subito mi misi a correre, dovevo scappare ma poi la curiosità si fece più forte della paura, così tornai indietro e, nascosto dietro ad un cespuglio, rimasi  in silenzio ad osservare….Gli oggetti misteriosi non si muovevano; piano piano, mi avvicinai: sembravano scatole avvolte in carte luccicanti, legate con corde colorate  attaccate alle quali c’erano dei piccoli biglietti.
Nel frattempo il sole aveva cominciato ad illuminare l’isola, così pensai che era giunto il momento di mettere al corrente il nonno di ciò che era accaduto.
Sentito il racconto, il nonno cominciò a suonare la campana, segnale di emergenza sull’isola.
In un momento gli isolani si trovarono di fronte agli oggetti colorati e scintillanti: grande stupore aleggiava sui visi di tutti i presenti.

Il silenzio si impossessò dell’isola ma, dopo qualche minuto, fu interrotto da un’esplosione di domande; tutti interrogavano tutti: “Che cos’erano quelle scatole?”. “A chi erano destinate?”. “Chi le aveva lanciate?”. E soprattutto: cos’era quella macchia nera avvistata nella notte? Nessuno sapeva dare risposte. Il nonno prese in mano le scatole e cominciò a scuoterle: sentì che c’era qualcosa e, dopo un breve confronto con i suoi consiglieri, decise di aprirle. Con grande sorpresa, uscirono  bellissimi…giocattoli.
Noi bambini uandabundesi non avevamo mai visto nulla del genere. Di solito i nostri giocattoli erano molto semplici e costruiti con materiale che offriva la natura. Chi poteva essere tanto bravo da costruire oggetti così belli? Insomma, si stavano ammonticchiando domande su domande.
Fu consultato anche il vecchio saggio che viveva nella foresta di mangrovie dall’altra parte dell’isola ma, per la prima volta, rimase senza parole.
Tutto sembrava destinato a rimanere un grande mistero se, sempre in quei giorni, non fosse successo un altro evento straordinario . Vi ho già detto che nessuna persona  era mai capitata a Uandabù e per questo motivo ignoravamo tutto quello che succedeva nel resto del mondo. Anzi …per dirla tutta prima che capitasse quello che sto per raccontarvi, non sapevamo che esistesse “Un resto del mondo”!
Trascorsi due giorni dal ritrovamento delle scatole, alcuni pescatori avvistarono una piccola barca. Non sapevano come comportarsi.”Chi si stava avvicinando? Nemici? Amici?”.
Poi si accorsero che sulla barca vi era una sola persona, così decisero di lasciare in acqua le reti e di aspettare che si avvicinasse. “Lo straniero” apparve subito animato da buone intenzioni.
Il nonno lo accolse nel nostro villaggio e, anche se non parlava la nostra lingua, riuscivamo stranamente a comprenderci: si presentò come il Signor Christmas e aveva dovuto interrompere il suo viaggio perché la vela dell’ imbarcazione si era strappata a causa del forte vento.
Il nonno insieme ad altri uandabundesi gli fece visitare l’isola e la sera ci radunammo tutti attorno al fuoco ad ascoltare il Signor Christmas che raccontò, per ore, storie meravigliose. Fu così che scoprimmo che Uandabù non era l’unico luogo abitato sulla terra ma esistevano tantissimi paesi e popoli, ciascuno con la propria lingua,  le proprie tradizioni e le proprie feste…
Ecco svelato il mistero dei giochi caduti dal cielo e della macchia nera    parlò infatti del Natale, una festa che accomunava molti popoli…..Luci, alberi decorati, dolcetti, regali; ma la cosa più bella era che  il periodo natalizio, era pervaso da una strana magia: tutti si volevano bene, tutti si aiutavano. Ci raccontò anche di un signore che la notte di natale partiva con una slitta trainata da renne (strani animali) e portava doni a tutti i bambini del mondo.  “…WOW!…”.
Noi piccoli avevamo ascoltato con grande entusiasmo, poi però cominciammo a guardarci con un velo di tristezza. Se il signor Babbo Natale andava da tutti i bambini del mondo, perché non si era mai fermato a Uandabù? Perché il Natale non arrivava anche quaggiù?
Subito ci dirigemmo verso la caverna dello squalo bianco, il luogo segreto dove andavamo a parlare e a prendere le decisioni importanti.
Ramu, il nostro capo, diede inizio alla riunione. Su una cosa eravamo tutti d’accordo: volevamo festeggiare il Natale e fare arrivare il Signore con le renne anche sulla nostra isola. Alzai la mano e chiesi di poter parlare:” Forse Babbo Natale non si è mai fermato perché non conosce l’esistenza della nostra isola, è così piccola!”.
“Giusto” disse Pacio che stava giocherellando con alcune conchiglie portate dall’alta marea mattutina. “Dovremmo disegnare una mappa con l’isola di Uandabù. Ma come facciamo, non sappiamo come è fatto il mondo fuori di qui.

Sami, che era sdraiato in un angolo della caverna e sembrava non stesse ascoltando, fece una proposta interessante: “Visto che il Signor Christmas è un grande viaggiatore, potrebbe aiutarci a disegnare la mappa. Sicuramente saprà indicarci i mari e le terre che sono fra l’isola di Uandabù e il paese di Babbo Natale.”
L’idea di Sami aveva convinto tutti. L’entusiasmo per la soluzione trovata prese il sopravvento così, un chiassoso mormorio, cominciò a rimbombare nella caverna.
“Silenzio” urlò Ramu che riportò in un attimo ordine nel gruppo.
A questo punto chiese di parlare Alis una bambina timidissima che mai, fino a quel giorno, aveva osato parlare: “Forse Babbo Natale non si è mai fermato perché a Uandabù c’è poca collaborazione, non ci aiutiamo abbastanza l’uno con l’altro e quindi non ci ritiene capaci di creare il vero spirito natalizio.”
…Forse era proprio questo il motivo per cui Babbo Natale  non era mai passato…L’entusiasmo che poco prima aveva preso possesso della caverna era di colpo svanito. Si perché sembrava difficile risolvere un problema del genere, problema che fra l’altro  non riguardava solo noi bambini ma anche gli adulti.
Dopo qualche minuto Ramu cominciò a parlare: ”A partire da oggi tutti noi bambini di Uandabù ci impegneremo ad essere gentili e disponibili gli uni con gli altri, dando il buon esempio anche ai grandi. Chiederemo al Signor Christmas se può darci una mano per disegnare una mappa da inviare a Babbo Natale. Ma ciò non basta. Ci occuperemo anche della raccolta di materiale per decorare la nostra isola. Tutto dovrà essere perfetto.”
Poi concludemmo la riunione con il nostro solito rituale:

“Nella caverna degli squali bianchi
ci ritroviamo anche se siamo stanchi
Prendiamo decisioni molto importanti
ma non lo facciamo sapere ai grandi.”

….E da quel giorno qualcosa di magico cambiò l’isola: non so se fu perché quando i bambini si mettono in testa una cosa la portano avanti con molta determinazione o perché tutti, nell’isola, avevano intenzione di accogliere questa nuova festività.

Sta di fatto che tutti cominciarono ad aiutare tutti e non solo nei momenti in cui ci si dedicava ai preparativi per il Natale, ma anche durante i normali lavori quotidiani.

Noi bambini raggiungemmo il Signor Christmas che aveva cominciato ad aggiustare la vela aiutato da alcuni isolani.
Gli spiegammo che avevamo intenzione di spedire una mappa a Babbo Natale, indicando l’isola di Uandabù.

Christmas accettò di buon grado e, per alcuni giorni, ci trovammo sulla spiaggia a disegnare e a colorare la nostra “cartina geografica (perché così si chiamava secondo il Signor Christmas).
Intanto gli adulti avevano cominciato a preparare fiaccole per illuminare tutta l’isola (da noi l’elettricità non esisteva ancora) e i bambini raccolsero fiori, noci di cocco, conchiglie, foglie da appendere alla palma più bella e più alta che era stata scelta come nostro albero di natale.
Beh… ci vollero molti e molti giorni di impegno e lavoro per essere definitivamente pronti a celebrare il Natale, ma nessuno sentì stanchezza perché l’atmosfera era sempre serena e gioiosa.
Le donne del villaggio, intanto, avevano preparato dolci e manufatti tipici dell’isola da inviare a Babbo Natale, insieme alla nostra cartina geografica.
Nel frattempo il Signor Christmas, aveva riparato la vela e ripartì.
Eravamo tutti rattristati perché, oltre ad averci fatto scoprire le tantissime cose che esistevano fuori da Uandabù, ogni giorno aveva organizzato sulla spiaggia nuovi giochi, coinvolgendo grandi e piccoli.
E proprio a lui affidammo cartina geografica e doni da consegnare a Babbo Natale, perché ci assicurò che, durante il suo viaggio, si sarebbe fermato anche al Polo Nord, luogo dove abitava appunto il Signore con le renne.

Con le imbarcazioni dei pescatori, accompagnammo per un lungo tratto di mare il Signor Christmas che promise di tornare a trovarci presto.
Trascorso un mese dalla sua partenza, arrivò il fatidico giorno: la Vigilia di Natale.

Tutto era pronto e vi posso proprio dire con orgoglio che Uandabù era bellissima: c’erano fiaccole accese in ogni angolo dell’isola e tutte le case erano state decorate. Sulla spiaggia più importante, punto di ritrovo di tutti gli isolani, svettava il nostro albero di natale: la palma accuratamente decorata, aveva sulla cima una meravigliosa ed enorme stella cometa fatta con foglie di banano intrecciate e fiori gialli profumatissimi.
Nel pomeriggio ci radunammo tutti sotto l’albero e cominciammo i festeggiamenti: c’erano tutti i cibi e le bevande tipiche dell’isola e in serata si organizzarono giochi e danze.
Ma quando fu notte fonda l’isola fu invasa dal silenzio: eravamo tutti nervosi … sarebbe passato Babbo Natale? E se il Signor Christmas ci avesse preso in giro?  Nooo,, era stato così gentile…

E noi uandabundesi eravamo davvero riusciti a vivere il vero spirito natalizio?
Ci stavamo tutti arrovellando di nuovo con mille domande quando, in lontananza, udimmo uno strano scampanellio subito seguito da una macchia nera che sfrecciava nel cielo. Sentimmo un caloroso “Hoo! Hoo! Hoo! Buon Natale!” e poi un tonfo.

Un grande sacco era caduto dal cielo. Attaccato al sacco c’era una lettera che immediatamente il nonno lesse a tutti noi: “Carissimi abitanti di Uandabù, sono Babbo Natale. Mi dispiace non essermi mai fermato  ma, una dispettosa macchiolina di caffè, per decine e decine di anni, ha coperto la vostra isola sulla mia personale cartina geografica. Quando ho avuto il sospetto della vostra esistenza è stato inviato un mio collaboratore  il folletto Christmas che vi ha fatto conoscere il Natale. Ho saputo che avete subito compreso cosa significa vivere l’atmosfera natalizia: essere solidali e disponibili gli uni con gli altri.
Grazie ai bambini per la bellissima cartina geografica e ai grandi per i bellissimi oggetti intagliati nel legno. Un calorosissimo abbraccio e … al prossimo Natale!”

Un grido di gioia si levò nel cielo.
Poi il nonno cominciò a distribuire i regali contenuti nel sacco: c’erano doni per grandi e piccini … vi lascio immaginare la nostra emozione …

Storia scritta da Cristina e la classe 4^A  (Scuola Primaria Garagnani Anno Scolastico 2008/2009)