Felicemente imperfetti

“Felicemente imperfetti”

Attraverso i protagonisti di una storia viene affrontato il tema dell’accettazione di noi stessi con tutte le nostre imperfezioni. 

Scheda tecnica

 

Il percorso si propone di sviluppare le seguenti competenze:

 

  • partecipare all’esperienza facendosi coinvolgere;
  • potenziare la capacità di lavorare in gruppo;
  • ascoltare e rispettare le idee e le proposte dei compagni;
  • assumere responsabilità;
  • rispettare le regole;
  • comprendere le consegne date;
  • migliorare la capacità di concentrazione e attenzione;
  • potenziare la capacità di lettura di un testo;
  • potenziare le capacità di comprensione e di analisi di un testo;
  • interazione tra la storia letta e le esperienze personali dei bambini

 

 

Luogo di svolgimento:
la classe.

 

Materiale utilizzato:

  • fogli bianchi di varia dimensione,
  • matite colorate,
  • pastelli a cera,
  • pennarello nero,
  • registratore vocale,
  • specchi di piccola dimensione.

Modalità di svolgimento

1° INCONTRO : lettura della storia  “FELICEMENTE IMPERFETTI” (di Cristina Bonazzi); comprensione e analisi del testo; riflessione sugli stati emotivi dei personaggi della storia e condivisione di esperienze personali.

2° INCONTRO:  consegna del lavoro e inizio delle illustrazioni.

3° INCONTRO: proseguimento e conclusione delle illustrazioni.

4° INCONTRO: registrazione della storia “Felicemente imperfetti” letta dai bambini/e.

 

Appunti di viaggio: documentazione del laboratorio 

Felicemente imperfetti è stato un  breve percorso (quattro incontri ospitati nelle ore di italiano), nato per potenziare le capacità di lavorare  in gruppo e fare un approfondimento sulle emozioni, attraverso quelle vissute dai protagonisti della storia.  Questi erano  obiettivi che mi ero prefissata per supportare un bambino che stavo seguendo all’interno della classe, una seconda elementare.
Il bambino tendeva a imporre le sue  idee e ad arrabbiarsi con i compagni se non veniva assecondato; inoltre aveva  difficoltà nella gestione delle emozioni.

Il lavoro manuale proposto all’interno del percorso è stato quello di creare le illustrazioni di una storia scritta da me, quindi inedita e sconosciuta, in modo che si sentissero davvero artefici, protagonisti  di  qualcosa di nuovo.
E il loro contributo è stato  stupefacente!
Tutto ha avuto inizio con la lettura di una prima parte della storia….poi c’è stata un’interruzione perché un punto del racconto doveva essere completato attraverso un gioco.
Di seguito riporto la prima parte letta:

”Felicemente imperfetti”

Su una strana collinetta,
pieni di alberi e verde erbetta,
vivevano in perfetta armonia
tanti animali, un’ allegra compagnia!
Erano numerosi, molto diversi tra loro,
tutti insieme formavano un elegante coro.
A dire il vero, avevano un difetto:
ognuno di loro pensava di avere
un bellissimo aspetto!
Siccome di questa storia,
sapevan di essere protagonisti,
si sono presentati, non in ordine alfabetico
ma in fila, un po’ misti.

Carlo il coniglio, Nora la nutria, Rina la rana, Zora la zebra, Anita l’ape, Sandro il serpente, Bruno il bue, Irene la iena, Dino il dromedario, Vania la volpe, Quirina la quaglia, Ennio l’elefante, Tina la trota, Loretta la lumaca, Piero il picchio, Henry l’hullibut, Ottavio l’orso, Flora la farfalla, Ugo l’usignolo, Gino il gallo, Mino il maialino.

Come avrete già capito, erano tutti da ammirare,
ciascuno della propria specie unico esemplare.
Proprio per questo sprecavano tutto il loro tempo
a lavarsi, pettinarsi, mettere a posto i peli, scompigliati dal vento.
Per ognuno la cosa più importante
era di essere sempre a posto, bello, forte e aitante.

Però a volte, all’improvviso, succedono cose misteriose
che fanno cambiar, senza volere il punto di vista delle cose.

Sentite un po’ cosa era successo in un giorno come tanti
a tutti gli animali forti, belli e aitanti.

Un giorno la collinetta, tinta dai colori della primavera,
in un attimo fu avvolta da una strana atmosfera.
E mentre un forte vento faceva ondeggiare
alberi, cespugli, fiori e zanzare,
agli animali successe un fatto strano
che ancora oggi è rimasto un arcano.

Quando il vento cessò e si ristabilì la calma,
il muso di tutti era bianco come un fantasma.
Orrore, sciagura, dolore dispetto:
ciascuno si accorse di aver cambiato aspetto.

Ma cosa era successo agli animali mentre il vento faceva il solletico?
Subito ve lo spiego, stavolta in ordine alfabetico:

l’ape Anita, mentre toglieva il maglione,
aveva perso il pungiglione;

il bue Bruno, mentre si guardava attorno,
aveva perso il suo bel corno;

Carlo il coniglio, mentre toglieva il berretto
aveva perso un suo lungo orecchio;

Dino il dromedario, mentre sorseggiava un the diverso,
la sua bella gobba aveva perso;

l’elefante Ennio, mentre gustava fragole e panna,
aveva perso una sua zanna;

la farfalla Flora, mentre volava tra i fiori,
aveva perso tutti i suoi colori;

il gallo Gino, mentre preparava una festa,
aveva perso la sua cresta;

Henry l’hullibut, mentre pensava di essere più bello degli squali,
aveva perso le pinne dorsali;

la iena Irene, in uno specchio d’acqua guardò il suo viso
e notò di aver perso il suo sorriso;

la lumaca Loretta, strisciando lemme lemme,
aveva perso le sue antenne;

rotolandosi nel fango, Mario il maialino,
aveva perso il suo codino;

la nutria Nora,un animale che assomiglia al castoro,
aveva perso il suo prezioso dente d’oro;

senza rendersene conto, Ottavio l’orso
aveva perso il pelo sul dorso;

il picchio Piero, battendo un colpo su un ramo secco,
aveva perso il suo bel becco;

la quaglia Quirina, mentre sgranchiva le sue zampette,
aveva perso qua e la tante piumette;

la rana Rina, mentre tagliava una torta a fettine,
aveva perso tutte le sue palline;

Sandro il serpente, che ha sempre l’acquolina,

aveva perso la sua lingua sibillina;

la trota Tina , del fiume la più bella del reame,
aveva perso tutte le sue squame;

l’usignolo Ugo, che per il canto ha una gran dote,
aveva perso tutte le sue note;

la volpe Vania, che forse si era troppo mossa,
aveva perso la sua bella coda rossa;

la zebra Zora, mentre guardava le margherite,
aveva perso tutte le sue righe.

Ogni animale, triste e mesto
si ritirò in casa presto presto.
Nessuno si voleva più far vedere
ormai ci sarebbero state solo giornate nere.
Ciascuno con il suo nuovo aspetto,
pensava di essere brutto e imperfetto.

Passò un giorno, una settimana, un mesetto
e il vento si divertì a fare un altro scherzetto.
Soffiò prima forte e poi pianino,
da notte fonda fino al mattino.
Quando il vento cessò e andò a riposare,
ad un altro cambiamento, gli animali, si dovevan preparare.
Il mattino, quando aprirono gli occhi,
era inutile profumarsi e mettere fiocchi.
ognuno sul suo corpo aveva trovato
un pezzo che ad un altro era stato “rubato”.
So che siete curiosi e senza perdere tempo,
vi dico cosa a  ciascuno, aveva portato il soffio del vento:…
Interruzione della storia

A questo punto avevo preparato due sacchettini di stoffa: in uno avevo messo il nome di tutti gli animali e nell’altro tutte le parti che avevano perso. Una bella mescolata e poi via con l’estrazione: ogni componente della classe ha estratto un foglietto dal sacchetto degli animali e uno da quello dei pezzi persi a causa del vento; beh posso garantire che gli accoppiamenti sono stati i più bizzarri e le risate non sono mancate…d’altro canto era il risultato che volevo ottenere.

Ed ecco il resto della storia:
all’ape Anita era arrivata la zanna di Ennio l’elefante;

al bue Bruno, il becco del picchio Piero;

a Carlo il coniglio, le palline di Rina la rana;

a Dino il dromedario, la cresta del gallo Gino;

a Ennio l’elefante, la lingua sibillina di sandro il serpente;

alla farfalla Flora, le squame della trota Tina;

al gallo Gino, il sorriso della iena Irene;

a Henry l’hullibut, i peli dell’orso Ottavio;

a Irene la iena, il dente d’oro della nutria Nora;

alla lumaca Loretta, i colori della farfalla Flora;

a Mino il maialino, il corno del bue Bruno;

alla nutria Nora, le piume della quaglia Quirina;

a Ottavio l’orso, la coda della volpe Vania;

a Piero il picchio, il pungiglione dell’ape Anita;

alla quaglia Quirina, la gobba di Dino il dromedario;

alla rana Rina, le note di Ugo l’usignolo;

a Sandro il serpente, l’orecchio del coniglio Carlo;

a Tina la trota, le righe della zebra Zora;

a Ugo l’usignolo, la coda del maialino Mino;

alla volpe Vania, le antenne della lumaca Loretta;

ed infine a Zora la zebra, le pinne dorsali di henry l’hullibut.

Urla, baccano, pianti a non finire,
del bell’aspetto di un tempo, non c’era più da dire.
Però di stare in casa erano ormai stanchi,
così andarono fuori alla luce e all’aria tutti quanti.
Ma quando l’uno con l’altro si videro:
prima ci fu un silenzio generale, poi a crepapelle risero.
Risero tanto, risero tutti

anche se erano decisamente un pochino più brutti.
Ma questo strano fatto aveva loro insegnato:
che più che essere perfetto ma magari antipatico
è meglio essere imperfetto ma tanto simpatico!

 

 

Continuazione del percorso laboratoriale

Dopo aver completato la lettura  è stata proposta un’attività di comprensione e analisi del testo. Successivamente la classe si è soffermata sugli stati d’animo vissuti dai protagonisti del racconto; in particolare ai bambini/e  è stato chiesto di pensare  e  di drammatizzare attraverso la mimica facciale, le sensazioni/emozioni provate dagli animali. Per questo “esercizio” è stato efficace l’utilizzo di piccoli specchi distribuiti fra gli alunni in modo che, prima di proporsi ai compagni con un’espressione facciale che richiamava un’emozione in particolare , potessero fare delle prove.
Poi sono passati a rappresentare graficamente le espressioni del viso in modo da arrivare al momento delle illustrazioni del racconto  con le idee piuttosto chiare.
Dopo questa prima fase , ho suddiviso la classe in piccoli gruppi  utilizzando di nuovo, per la loro formazione,  la tecnica dell’ estrazione a sorte; d’altro canto i lavori in gruppo sono essenziali per imparare ad ascoltare e a collaborare con tutti e non solo con i “compagni del cuore”.
Per la creazione delle illustrazioni, sono state messe a disposizione  foto degli   animali menzionati dalla storia anche perché alcuni  erano poco conosciuti dai bambini/e  ad esempio: la nutria, l’hullibut, la quaglia …

Premettendo che questi bambini/e  hanno strabilianti doti nell’arte del disegno, riporto alcune delle meravigliose creazioni (ricordo ancora che stavo lavorando con una classe seconda – scuola primaria):

 

Conclusione del percorso

Una volta completate tutte le illustrazioni, i bambini/e hanno letto, un pezzo ciascuno, la storia mentre io li registravo con il registratore vocale. E con l’assemblaggio di voci e illustrazioni è stata creata un “AUDIO STORIA ILLUSTRATA”!
Quando abbiamo condiviso il lavoro  ultimato attraverso la lavagna multimediale, c’è stata una grande soddisfazione da parte di tutti . L’emozione più grande per i bambini/e è stata quella di riascoltare le loro voci mentre scorrevano le immagini.
La soddisfazione nasceva anche dal fatto che tutti avevano partecipato e contribuito alla realizzazione del lavoro.

Quando il lavoro è di gruppo si uniscono le forze, le competenze, compensando così le conoscenze; possono nascere in modo spontaneo anche momenti di “aiuto reciproco”.

Naturalmente qualche attimo  di tensione c’è stato, ma in linea di massima l’atmosfera durante tutto il periodo del percorso è stata gradevole  e rilassante anche per il bambino per il quale avevo pensato il laboratorio.

Di seguito l’audio storia.